Pubblicato il 05/01/2016
Il costo di interazione è la somma degli sforzi – mentali e fisici – che gli utenti devono impiegare interagendo con un sito per raggiungere i propri obiettivi.
Questa è la definizione di costo di interazione nel blog del Nielsen Norman Group, voce autorevole su tutto ciò che riguarda lʼesperienza dellʼutente in rete. Come spiegato nellʼarticolo, un costo pari a zero è difficilmente raggiungibile: quando navighiamo in un sito, per trovare lʼinformazione che cerchiamo dobbiamo eseguire una serie di operazioni, che aumentano nel caso di una registrazione o un acquisto online.
Chi non ricorda le diaboliche intro in flash? Qualcuna forse sopravvive ancora. Era davvero necessario far attendere i visitatori per un minuto o due per vedere un inutile filmato in flash? Ma anche nel web sono entrate le mode e le intro furono una moda, ora tramontata.
Usare o no contenuti che aumentano il costo di interazione? Nellʼarticolo su citato viene mostrata unʼequazione da tenere a mente: utilità = benefici - costo di interazione.
1 – Accordion e toggle
- Accordion: in inglese significa “fisarmonica”. Si tratta di contenuti espandibili, situati uno sotto lʼaltro. Lʼutente dovrà cliccare su ognuna delle sezioni per leggerne il contenuto. È utile per creare la sezione delle FAQ, specialmente se ci sono tante domande da inserire: in questo modo si risparmia spazio e la pagina non diventa lunghissima. Un esempio del suo funzionamento è fornito dal sito jQueryui.
- Toggle: funziona con lo stesso principio, ma è un contenuto singolo e non una serie di contenuti a fisarmonica.
2 – Tab
Mentre accordion e toggle sono contenuti disposti in verticale, i tab sono invece disposti in orizzontale. Sono unʼunica area di contenuti con vari pannelli. Ogni pannello mostra un titolo e al suo interno il contenuto.
Cliccando sul titolo di un altro pannello, verrà nascosto quello già aperto per mostrare il nuovo. Un esempio del suo funzionamento è visibile ancora nel sito jQueryui.
Possiamo comunque vedere i tab in azione su Ebay: la descrizione dellʼoggetto in vendita è in un pannello, le informazioni su spedizioni e pagamenti in un altro.
3 – Podcast e video
Contenuti multimediali che trovano sempre più impiego nei blog. Il costo di interazione è minimo in tutti e due i casi: un pulsante fa partire lʼaudio o il filmato.
4 – Video pubblicitari che coprono il contenuto
In questo caso per lʼutente il costo di interazione è inutile, perché il video è solo a vantaggio del sito. In alcuni siti il filmato situato nella barra laterale aumenta di dimensioni quando lʼutente entra nella pagina, oscurando parte del contenuto e obbligando il visitatore a visionarlo o chiuderlo.
5 – Annunci pubblicitari dentro il testo
Si mimetizzano con i contenuti testuali e in un certo senso ingannano lʼutente. Si tratta di annunci Google, del programma Adsense, che possono essere inseriti anche in mezzo alla pagina, confondendosi con il testo.
6 – Pagine pubblicitarie per leggere il contenuto
Durano alcuni secondi e si attivano appena lʼutente entra nella pagina. Possono essere tuttavia chiuse con un click, se non si vuol leggere il messaggio pubblicitario.
7 – Pop up invasive
Per racimolare iscritti alla newsletter o fan su Facebook. In alcuni casi appaiono quando si entra nel sito, in altri sono impostate per comparire dopo alcuni secondi, durante la lettura del post.
È un altro esempio di costo di interazione a totale svantaggio dellʼutente, che distrae dalla lettura dei contenuti e lo sollecita a effettuare unʼiscrizione.
8 – Paga con un tweet
Ebook gratuiti – o altre risorse – disponibili soltanto dopo aver condiviso su Twitter – o su altri social – il post di segnalazione. Il “paga con un tweet” è un cosiddetto social locker, usato per ottenere condivisioni.
In un post nel blog di Pennamontata, Valentina Falcinelli ha spiegato in modo approfondito i pro e i contro dei social locker.
Il succo del discorso è: se devi regalare una risorsa, lʼutente non deve pagare nulla. Le condivisioni, soprattutto, sono e devono restare spontanee.
9 – Lʼinformativa della cookie law
Ultimo ma forse peggiore di tutti è il banner che la legge impone di esporre in ogni sito che faccia uso di cookie – ossia tutti, in pratica. Come ha precisato qualcuno, sarebbe stato più logico obbligare una manciata di browser a informare gli utenti dei cookie, piuttosto che creare confusione e ritrovarsi a chiudere quel banner sullʼinformativa ogni volta che si entra in un sito.
Nel sito del Garante è specificato che i contenuti devono essere oscurati dal banner, e resi visibili soltanto dopo aver letto lʼinformativa e dato il consenso allʼinstallazione dei cookie.
Fra tutti i tipi di contenuti che abbiamo segnalato soltanto accordion, toggle, tab, podcast e video valgono il costo di interazione, prima di tutto perché è minimo, ma soprattutto perché lʼutente ne avrà benefici, soddisfacendo in pieno lʼequazione mostrata a inizio post.
Negli altri casi il costo dellʼinterazione non porta a nulla, ma crea soltanto distrazione nellʼutente finale.