Pubblicato il 21/12/2015
Guardando molti video di storytelling aziendali, ho notato che nella maggior parte mancano le vere caratteristiche che deve possedere uno storytelling reale, affinché riesca non solo a fidelizzare i clienti e a conquistarne altri, ma anche a comunicare una storia.
Non possiamo chiamare storytelling un video che non contenga una storia da raccontare. Ecco perché molti filmati si riducono a un mero spot pubblicitario: perché non sono costruiti attorno a una trama, ma attorno al prodotto.
Il «National Storytelling Network» definisce così lo storytelling:
Lo storytelling è lʼarte interattiva di usare parole e azioni per mostrare gli elementi e le immagini di una storia incoraggiando lʼimmaginazione dellʼascoltatore.
Questa definizione – che si adatta più a uno storytelling orale ma che possiamo estendere a un storytelling visuale – ci fa capire il ruolo della storia come stimolo per lʼimmaginazione del pubblico.
Strategia
Lo storytelling deve essere inserito in una precisa strategia, perché è di fatto unʼazione di marketing, quindi richiede pianificazione. Che cosa vogliamo ottenere con il nostro storytelling?
- Rafforzare il nostro marchio? Google e Skype, che non hanno certo bisogno di farsi pubblicità, hanno creato video in questo senso.
- Presentare il nostro prodotto? Attenzione a non scadere in un banale messaggio pubblicitario.
Contesto
Rivolgersi al giusto pubblico e nel momento opportuno. Il contesto è legato alla strategia: in base ai nostri intenti e al nostro traguardo dovremo definire il nostro pubblico. Perché la storia è creata per il pubblico.
Flusso narrativo
Ogni brano va costruito sul precedente e collegato al successivo. Un video di Sugru visto nel blog «Centrifughe digitali» non presentava un flusso narrativo perché non era un racconto, ma soltanto una serie di pratiche dimostrazioni sullʼutilità del prodotto.
In quel caso non esisteva un racconto, quello che negli USA chiamano narrative. Possiamo eliminare da quel video una qualsiasi delle scene e non cambierebbe nulla. In un racconto, invece, ogni scena inserita ha una sua funzione.
Intrattenimento
Il video pubblicitario mostrato non intrattiene, ma informa. Lo scopo principale di uno spot pubblicitario è appunto informare il pubblico di un prodotto, dei suoi benefici, della sua utilità.
Quello dello storytelling è invece intrattenere. È un intrattenimento differente da quello che si verifica al cinema, ovviamente, perché nel caso dello storytelling aziendale lʼintrattenimento è finalizzato alla vendita o alla fidelizzazione del cliente.
Emozione
Provate emozioni davanti alla pubblicità televisiva? Raramente, e forse quando la pubblicità usa lo storytelling. Altrimenti ne riceviamo fastidio o al massimo, come visto prima, informazione.
Lʼinformazione è fredda, asettica, mentre una storia deve generare emozioni nel pubblico. Deve cambiare il suo stato dʼanimo.
Messaggio
Deve essere più forte del prodotto. Nel video di Sugru il prodotto è al centro del video, è una presenza costante, monopolizza il filmato. È giusto che sia così in un video pubblicitario.
Nello storytelling al centro della storia cʼè il messaggio, il messaggio che genera emozioni nellʼutente. Il prodotto è soltanto una sorta di deus ex machina che entra nella storia per avviarla alla conclusione.